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mete

testo di Bruna Bonanno                                     regia di Clio Saccà

con Massimiliano Càrastro, Giulia Mancini, Ilaria Marchianò, Sebastiano Sicurezza

Per il gioco della creazione, fratelli, occorre un sacro dir di sì
Così parlò Zarathustra


Se adesso noi ci mettessimo a giocare insieme
quanti me e quanti te
si metterebbero a giocare con me e te?
E se in questo gioco in cui nessuno sa in quanti siamo
ci mettessimo a giocare senza mete
tra me e te
che succederebbe?


METE racconta di adulti che giocano a fare i bambini

e che ogni tanto come tutti i bambini giocano anche a fare gli adulti.
Nel gioco, i personaggi si alternano in continue metamorfosi nel tentativo di incontrarsi, di scoprirsi,
svelarsi e definirsi. Le definizioni però non sanno raccontare la totalità ed ecco che allora mutano forma.
Ed ecco che subito diventano altre, diventano altro e noi si diventa altri.
In questa ricerca ora divertita e incosciente,
ora robusta e consenziente,
ora frenetica e affamata,
i personaggi giocano a reinventarsi, a ricostruirsi, a richiamarsi.
Inseguendosi, accavallandosi, sollevandosi, avvicinandosi, poi spaventandosi e allora allontanandosi e
allora detestandosi e allora uccidendosi.
E quando tutti saltano in aria, quando il silenzio cancella la rabbia, il dolore, le aspettative e il timore, ecco
che finalmente all’altro si concedono.
All’altro si scoprono.
E con l’altro cominciano un nuovo gioco. Un gioco senza scopi. Senza definizioni. Senza mete.

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